Progettare le cellule T di un paziente per identificare ed eliminare accuratamente le cellule tumorali è risultato un trattamento efficace in soggetti affetti da tumori ematologici precedentemente incurabili. Questi buoni risultati hanno stimolato la ricerca sull’impiego della terapia CAR-T in diversi settori oncologici e, inoltre, le prove derivanti da indagini sia cliniche che precliniche sottolineano il potenziale più ampio di questo tipo di trattamento che si estende oltre i tumori grazie anche all’avvento di nuove piattaforme tecnologiche. Un’equipe di esperti ha condotto una revisione con l’obiettivo di fornire una panoramica del razionale alla base della terapia CAR T, di delineare le sfide in corso per il suo impiego contro il cancro, di riassumere le scoperte recenti per quanto riguarda le malattie non neoplastiche e di discutere le tecnologie emergenti più rilevanti. Gli esperti approfondiscono le potenziali applicazioni di questo approccio terapeutico in una vasta gamma di scenari e sottolineano le preoccupazioni legate alla precisione e alla sicurezza del trattamento delineando anche il percorso previsto per estendere la terapia CAR T oltre il trattamento del cancro.
In particolare, gli Autori riportano che la terapia CAR T ha il potenziale per rivoluzionare il panorama terapeutico delle malattie autoimmuni, delle infezioni croniche, della fibrosi e della senescenza. Le vere capacità di questo approccio terapeutico dinamico stanno appena cominciando a manifestarsi anche se la sindrome da rilascio di citochine (CRS) rimane una preoccupazione clinica significativa. Per questo motivo sono essenziali esami pre clinici rigorosi per valutare la potenziale manifestazione di sintomi simili alla CRS in nuovi contesti patologici. Ad esempio, le prime indicazioni, emerse dall’impiego della terapia CAR T per combattere il lupus eritematoso sistemico (LES), suggeriscono che la CRS potrebbe essere meno grave nell’utilizzo contro malattie non tumorali rispetto a quelle oncologiche perché il carico di cellule bersaglio è inferiore. Tuttavia, per convalidare questa osservazione sono necessari studi più ampi sia sul LES sia su altre malattie autoimmuni.
Life Sci. 2024 Mar doi: 10.1016/j.lfs.2024.122556